Storia di Bassano Romano

Le origini

Le notizie sulle origini di Bassano sono poco conosciute e quelle che si hanno poco attendibili. Comunque è interessante riportare, in un breve sunto, quanto ha scritto l'illustre cittadino bassanese, Rino Pompei, nel volume "Storia di Bassano Romano". Egli racconta, con tutta la fantasia poetica di cui è stato capace, una fiaba dove i personaggi principali sono due giovani, Velka e Tarkna, considerati gli ultimi etruschi della Tuscia (Regione etrusca del Lazio settentrionale) che, dopo l'anno 1000, lasciata Sutri, si addentrano nella campagna bassanese in cerca di un luogo tranquillo con una natura prosperosa dove poter dimorare. Nel girovagare scoprono un territorio ricco di colline, di boschi e di numerosi rivoli alimentati dalle sorgenti che scaturiscono una preziosissima acqua. Trovano i luoghi talmente confacenti alle loro esigenze che la scelta è rapida. Infatti si stabiliscono in un piccolo colle, oggi conosciuto come "il poggio", dove realizzano la loro capanna dando così inizio al primo nucleo abitativo.




Altre persone, visto l'esempio dei due etruschi, vogliono seguirli, iniziando a coltivare le fertili terre favorendo l'espandersi del villaggio. Dopo questa premessa fiabesca, bisogna dire che il luogo, nel periodo in cui non sono presenti nuclei abitativi consistenti è conosciuto come "feudus bassani", quindi il nome del paese risale a prima del borgo medievale. E' difficile stabilire l'accezione di tale appellativo però è interessante riportare alcune considerazioni di esperti i quali ritengono che Bassano è il sinonimo di località che sorge in una parte bassa del territorio. Il borgo, infatti, sorge in una delle colline più basse rispetto alle altre circostanti, anche se questo contrasta con quanto già affermato a proposito l'appellativo "bassani" che è antecedente al borgo. Tornando alle origini di Bassano, si scopre che nel territorio l'insediamento umano, nonostante tutto, aveva già messo le radici in epoca di Roma imperiale. Anche se le testimonianze sono scarse, in località Valle Petrana sono visibili resti di una villa. Si può stabilire che anche gli abitanti dell'Urbe amavano questi luoghi e la cosa che sicuramente apprezzavano di più era l'abbondanza di acque sorgive tanto da realizzare un acquedotto per soddisfare le esigenze della metropoli romana.


Il Medioevo

Proseguendo nel cammino temporale si arriva al XII secolo per registrare un avvenimento importante: lo scontro che Federico Barbarossa, protettore dell'antipapa Vittore IV, ha con i mercenari di Papa Alessandro III, proprio nel territorio bassanese e precisamente in località Valle Nobile. Durante l'avanzata del Barbarossa, mentre marcia verso Roma percorrendo l'odierna Cassia devia dal territorio di Capranica per il territorio di Bassano. Qui viene attaccato dalle truppe papaline con un'imboscata, ma dopo il primo assalto, a lui sfavorevole, si organizza e contrattacca annientando il nemico. Poiché in questo periodo (XII secolo) le guerre e le vicissitudini erano all'ordine del giorno, molti "signori" dei paesi attraversati dalla consolare Cassia, come Capranica, Vetralla, Sutri, Monterosi, preoccupati per tale situazione cercano luoghi più tranquilli per la loro residenza, caratteristica che Bassano possiede. Enotrio Serco, signorotto di Sutri, ritiene opportuno, per tale situazione, costruire a Bassano un palazzo dove trasferirsi. Il Serco inizia i lavori edificando nella zona dove attualmente sorge Palazzo Giustiniani-Odescalchi. I lavori sono molto rapidi e realizza più che un palazzo residenziale una vera e propria fortezza, la quale, sembra, che non sia mai stata utilizzata dal proprietario se non per brevissimi soggiorni. Questo è dovuto anche al fatto che con il passare degli anni l'alto Lazio conosce una certa tranquillità e il Serco preferisce rimanere a Sutri, dove può amministrare tutti i suoi possedimenti. Il "feudus bassani" dopo la scomparsa di Enotrio Serco passa ai suoi eredi e da questi ad un certo Riccardo di Puccio. E' il primo Signore di Bassano che compare nella storia, infatti in un atto del 1354 risulta assegnatario del feudo da parte del Cardinale Albornoz. L'alto prelato è incaricato dal Pontefice Innocenzo VI di rimettere ordine in quei Comuni che si sono dati una autonomia amministrativa, allontanandosi così alla suprema gerarchia della chiesa e originando un possibile disgregamento dello Stato Pontificio. Il Papa assegna le amministrazioni e il dominio dei comuni alle potenti famiglie a lui vicine. Comincia così anche per Bassano quel carosello di avvicendamenti al potere locale. Va ricordato che il borgo, nonostante il periodo turbolento, gode di una certa tranquillità e ciò grazie alla sua posizione geografica fuori dalle vie consolari. Nel XIV secolo il feudo è addirittura diviso in tre parti: una parte appartiene ai Di Puccio di Sutri, una parte ai Savelli di Roma e l'altra agli Anguillara di Capranica. Con il passare degli anni e precisamente nel 1428, gli Anguillara vengono in possesso della quota appartenente ai Di Puccio e, dopo un periodo di liti fra gli eredi, ne entrano in possesso in modo definitivo nel 1505. Per circa un secolo Bassano non conosce avvicendamenti di "Signori". Sta per tramontare il XVI secolo, per Bassano è l'alba di un luminoso periodo. Architettura, ingegneria, arte e prosperità lavorativa segnano in modo indelebile la comunità.


L'arrivo dei Giustiniani

Giustiniani sono una ricca famiglia di banchieri originari di Genova che hanno avuto grossi interessi commerciali nell'Egeo, precisamente nell'isola di Scio (Chios). Durante le lotte tra l'impero bizantino e quello ottomanno per il predominio di quella zona, l'isola di Scio è invasa dai turchi che la rasero al suolo, facendo strage degli abitanti. Alcuni membri della famiglia Giustiniani riescono a salvarsi e ritornano in Italia. Tra questi, Giuseppe con la sua famiglia. Giuseppe, dopo essersi ripreso dalla tragica esperienza inizia a cercare, nelle vicinanze di Roma, un luogo tranquillo dove poter erigere una dimora adatta per trascorrere periodi in assoluta pace e investire le proprie ricchezze per intraprendere attività redditizie. E' doveroso ricordare Rino Pompei quando cita nel suo volume "Storia di Bassano Romano" il ripetersi di quello che era successo sei secoli prima a Velka e Tarkna che si erano messi alla ricerca di un luogo ameno per stabilirsi. La favola dei due etruschi, per certi aspetti, si materializza con Giuseppe il quale trova in Bassano quanto stava cercando. Il 12 giugno 1595 il Conte Flaminio Anguillara vende il feudo per 55.000 scudi ad uno dei più influenti uomini d'affari che lo Stato Pontificio avesse mai avuto. Inizia subito per Bassano, come già accennato, un periodo florido: Giuseppe Giustiniani con il figlio Vincenzo, grande mecenate, si mettono immediatamente all'opera, ordinando lavori di rifacimento del palazzo preesistente. Non si conosce chi fu l'architetto che progettò le opere di ampliamento e consolidamento. Si parla del Maderno per le opere di consolidamento. Molti lavori, quasi sicuramente, sono stati seguiti dallo stesso Vincenzo Giustiniani. Vincenzo, grande amante delle arti, gira mezza Europa dove conosce tanti sistemi architettonici facendone un prezioso bagaglio che utilizza proprio per dare vita alle sue superbe dimore, tra cui il Palazzo di Bassano. Ovviamente questa esplosione di vitalità porta notevole benessere. Il rifacimento del palazzo e la realizzazione di tante altre opere, richiese un numero consistente di manovalanza che viene reperita sul posto offrendo un vantaggio economico non indifferente alla popolazione locale. I primi lavori che i Giustiniani eseguono riguardano il palazzo, in particolare il lato Nord. Si realizzano prima opere di smantellamento delle parti che risultano non adatte e poi di costruzione e ampliamento. Purtroppo dopo pochi anni dal loro arrivo, nel 1600, muore Giuseppe, persona umile e di grandi doti che era riuscito a farsi subito amare dai bassanesi. Erede di tutto e anche della stima della gente verso questa famiglia, è il figlio Vincenzo che riuscirà a realizzare gran parte di quello che il padre e lui stesso avevano progettato. Dopo la parentesi luttuosa i lavori delle "fabbriche Giustiniane di Bassano" continuano. L'ala Nord viene completamente rifatta, la parte Sud subisce una ristrutturazione e nel contempo si procede nei lavori per realizzare il grande parco. Il ponte che collega la residenza ai giardini viene costruito in un secondo momento. Prima si realizzano le mura perimetrali del parco con le porte che collegano alle altre proprietà. Anche la Rocca o casa di caccia viene realizzata poco dopo. A lavori ultimati il risultato è quello di una mole ardimentosa, predominante sul borgo e protettrice dello stesso, nonché villa immersa nel verde. Nel 1605 il Pontefice Paolo V considerate le straordinarie capacità, eleva Vincenzo al rango di marchese di Bassano. In quegli anni, mentre continuano i lavori nel giardino, iniziano anche i lavori di abbellimento del palazzo. Vincenzo assolda pittori di una certa elevatura, come Francesco Albani che illustra la grande galleria rappresentando i tragici effetti dell'impresa di Fetonte, Domenico Zampieri, detto il Domenichino, che illustra il camerino accanto alla grande galleria, rappresentando il mito di Diana, Paolo Guidotti Borghese che illustra un salone con l'Allegoria dell'eterna Felicità, Bernardo Castello che illustra il salotto con la storia di Amore e Psiche. Durante l'opera di realizzazione del grande parco iniziano anche quelli della casina di caccia o "Rocca". L'edificio originariamente è a cinque torri di cui la centrale più elevata, sicuramente i Giustiniani vogliono riprodurre quello che è il simbolo del loro stemma, poi con l'avvento degli Odescalchi, forse per la troppa presenza del marchio giustinianeo nella loro nuova residenza, fanno abbattere le torri angolari. La Rocca è un palazzotto di notevole pregio architettonico e viene utilizzato principalmente per i banchetti di caccia e per brevi soggiorni durante le torride estati. Un'altra grande opera che i Giustiniani realizzano a Bassano, su un colle panoramico fuori dal centro abitato, è la chiesa di San Vincenzo Martire. Iniziata da Vincenzo Giustiniani, ma poiché muore nel 1637, l'opera è portata a termine, anche per sua disposizione testamentaria, dal suo successore nella metà del XVII secolo. La chiesa è stata voluta anche come mausoleo di famiglia infatti Vincenzo come i suoi successori sono stati tumulati nella cappella antistante l'altare di San Vincenzo. Tra le altre opere realizzate dai Giustiniani va ricordato il ponte detto "delle Vaschie" che serve a collegare il borgo alla zona agricola e al nuovo centro di San Vincenzo. Dopo la morte del marchese, non avendo eredi diretti in quanto i tre figli avuti da sua moglie Eugenia Spinola, morirono in tenera età, gli succede Andrea di Cassano Banca, appartenente sempre alla famiglia Giustiniani del ramo di Genova. Il nuovo marchese possiede tutti i requisiti che Vincenzo pretendeva per la gestione e conservazione dei suoi innumerevoli beni. Andrea continua i lavori intrapresi da Vincenzo, ma sopravvenute difficoltà economiche, deve abbandonarli. Tra le opere non terminate si ricordano il progettato borgo a ridosso della chiesa di San Vincenzo e il viale alberato che doveva congiungere il palazzo alla nuova chiesa. Andrea si unisce in matrimonio con Maria Phamphili, figlia di Pamphilo, fratello di Papa Innocenzo X, e Olimpia Maidalchini. Proprio in virtù di questo matrimonio, Innocenzo X, il 21 novembre 1644 lo eleva al rango di Principe di Bassano. Ciò conferisce al feudo altri privilegi. La terra di Bassano fu sottratta alla giudicatura della Congregazione del Buon Governo ed è esentata, per rendere più agevole lo svolgimento di una manifestazione fieristica che si tiene durante la prima decade di novembre, da qualsiasi dazio o gabella. Dopo la morte di Andrea, nel 1667, a ereditare è il figlio Carlo Benedetto che in quel momento, essendo minorenne, è impossibilitato a governare il feudo. Ecco che entrano in scena le donne di casa Giustiniani nel ruolo di tutrici, ma soprattutto di amministratrici. Infatti Maria Pamphili, madre di Carlo Benedetto, lascia un'impronta decisiva nella gestione del patrimonio prima; così come Caterina Gonzaga dopo, moglie di Carlo Benedetto morto a Bassano nel 1679. Tutto ciò si protrae sino al 1699 quando subentra Vincenzo II. Il XVIII secolo è per Bassano un periodo storico alquanto buio a causa delle scarsissime informazioni. Di rilevante, per quel che è dato conoscere, possiamo osservare che Bassano perde quell'autonomia amministrativa concessa al Principe Andrea, quando nel 1704 il Pontefice Clemente XI con suo chirografo dichiara che le comunità baronali devono essere assolutamente soggette alla giurisdizione del Buon Governo. Bassano vede cambiata la sua vita economica, politica e sociale. Ed inoltre Bassano conosce, proprio in questo periodo, una certa immigrazione. Nei registri conservati nell'archivio storico della Parrocchia, sono riportati numerosi matrimoni contratti da persone provenienti dai paesi vicini ed oltre come Umbria e Toscana. Le attività principali sono legate all'agricoltura e all'allevamento, fonti principale di sostentamento per le famiglie. Le attività artigianali sono scarse, l'unica discreta è quella legata alla lavorazione del legno, data la presenza di numerosi boschi. Vengono fabbricati soprattutto botti, carretti, tini e attrezzi da lavoro. Da evidenziare anche l'attività di ceramista, svolta con egregia bravura dalla famiglia Terchi che da Siena si trasferisce a Bassano, lasciando, tra l'altro, una mirabile maiolica rappresentante una Madonna con bambino, realizzata da Bartolomeo Terchi nel 1748, è conservata nell'edicola sacra sita sul seicentesco ponte detto "delle vaschie". Il XVIII secolo si chiude con tragici avvenimenti. Nel 1799 infatti, la popolazione bassanese subisce le angherie degli invasori francesi. Esiste una cronaca dettagliata degli episodi redatta dal curato Don Giacomo Marchetti. Tutto inizia con la disputa tra la popolazione bassanese e il comandate del distaccamento francese di Bracciano per un cannone, abbandonato dalle truppe napoletane sul territorio di Bassano. I bassanesi lo pretendono per farne delle campane, mentre il comandante lo vuole far trasferire ad Oriolo per poi utilizzarlo in Bracciano. Per tale controversia il 22 luglio giunge a Bassano un distaccamento di 50 francesi per requisire l'armamento, però costretti alla ritirata da tutta la popolazione locale asserragliata nella arroccata piazza. Inizia una serie di incursioni sino a settembre, quando le truppe francesi, che stanziano nella zona, si ritirano a Roma e di li a poco abbandonano anche la città santa, ponendo fine alla Repubblica romana. Con la fine del XVIII secolo la crisi economica della famiglia Giustiniani raggiunge livelli insopportabili tanto che, per assolvere ai debiti contratti, si vede costretta a svendere il patrimonio costituito da ricche collezioni d'arte e pregevoli dimore. Fu per questo motivo che nel 1854 tutte le proprietà di Bassano vengono vendute ai Principi Odescalchi che curano il patrimonio fino alla metà del XX secolo. Il Ministero per i Beni Ambientali, compreso il valore artistico, storico e ambientale ne è entrato in possesso, dopo lungaggini burocratiche, nel 2002.